Crisi del Sindacato? La risposta dall’ILVA di Taranto

ilvaANSA)- TARANTO, 8 OTTOBRE 2016 - Si sono concluse ieri sera nello stabilimento Ilva di Taranto le elezioni delle Rsu (rappresentanti sindacali unitari) e degli Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza). Primo sindacato la Uilm con il 45% delle preferenze, seconda la Fim Cisl con il 23%, poi Usb 17% e Fiom Cgil 14%. Le votazioni sono durate tre giorni per eleggere 81 delegati, 61 dei quali in rappresentanza degli operai.

A scorrere la rassegna stampa nazionale del 8 ottobre 2016 troveremmo in apertura questa scarna news delle 8.55 battuta dall’ANSA. Altissima percentuale di votanti (l’86% su oltre 11.000 lavoratori) e altrettanto netta e indiscutibile l’affermazione della UIL Metalmeccanici.

E allora quid novi ? Si votava per eleggere le rappresentanze sindacali nella fabbrica d’acciaio più grande d’Europa e i lavoratori in massa si sono recati alle urne, non le hanno disertate come probabilmente è accaduto in ben altre consultazioni elettorali, fatte ovviamente le debite differenze.

Si è dunque trattato di un voto numericamente consistente con cui gli operari e gli impiegati dell’ ILVA si sono espressi scegliendo chiaramente chi ha titolo a rappresentarli. Un voto con cui i lavoratori hanno indicato inequivocabilmente in chi ripongono la loro fiducia e da chi intendono farsi tutelare a difesa del diritto al lavoro, del diritto alla sicurezza e dell’ambiente.

Ma l’affabulante narrazione renziana che vede nel Sindacato l’origine e la causa di molti mali che affliggono la società italiana e un freno allo sviluppo, in ciò in buona compagnia con il populismo demagogico dell’antipolitica di Grillo e con una opinione pubblica abilmente manipolata dalle dotte dissertazioni di illustri opinion maker,sociologi e politologi, finora non ci aveva raccontato una altra storia?

Non ci avevano narrato di un Sindacato in crisi che aveva perso la sua rappresentatività, che non sapeva più interpretare i bisogni dei lavoratori e di cui se ne poteva fare tranquillamente a meno? Ebbene, quando si è passati ai fatti, in un clima di generale ostilità nei confronti del Sindacato (e dei sindacalisti), e si data parola ai diretti interessati la risposta dei lavoratori dell’ILVA è stata inequivocabile.

Ora più di qualche detrattore, se onesto intellettualmente, sarà costretto a rivedere le sue tesi e ridefinire le analisi. Diceva Giulio Andreotti:” Non basta avere ragione: bisogna avere anche qualcuno che te la dia”, nel caso in specie è di tutta evidenza che il Sindacato ha avuto ragione.

In aggiunta a queste considerazioni generali c’è un altro aspetto più localistico che meriterebbe una trattazione a sé, ossia di come si è espressa la maggioranza dei lavoratori. Sul fronte sindacale, nella complessa vicenda ILVA si contrappongono diverse visioni che variano tra chi vorrebbe la chiusura della fabbrica e chi, scevro da condizionamenti e pregiudizi ideologici, ricerca a fatica soluzioni realistiche e di buon senso.

Tra chi sceglie l’ILVA per fare opposizione al Governo e chi lo appoggia incondizionatamente, c’è chi sceglie unicamente i lavoratori e la loro salvaguardia.

Quest’ultima è la linea della UIL che ha saputo parlare con voce unica sia a Roma che a Taranto, che ha prevalso ed è condivisa dalla maggioranza delle maestranze ILVA: coniugare il diritto al lavoro con il diritto alla salute nel rispetto dell’ambiente. E noi della Scuola quale l’insegnamento potremmo trarne ? Noi che siamo alle prese con una riforma sbagliata che ha travolto la Suola e che abbiamo avversato e combattuto ad armi impari.

Le votazioni RSU all’ILVA ci dicono che paralare il linguaggio della verità, anche se scomodo, alla lunga paga, ci dicono che i Lavoratori quando sono chiamati a scegliere chi li rappresenta non si lasciano ingannare dalla propaganda e sanno discernere e, soprattutto nei momenti di crisi il bisogno di sindacato invece di diminuire aumenta. Vale per l’ILVA , vale per la Scuola.