1° Maggio 2016

L’ undici febbraio 1950, Pietro Calamdrei, uno dei padri nobili dell’Italia repubblicana, pronunciò un profetico discorso “In difesa della Scuola”, rimasto memorabile che è tuttora la migliore dell’apologie possibili della scuola pubblica. 

Un discorso che in modo semplice e diretto, il fine intellettuale e politico, centrando in pieno il cuore del problema, metteva in guardia dai rischi e dai pericoli in cui poteva incorrere la Scuola Italiana  agli albori della Repubblica, e che  oggi nel celebrare il 1 maggio 2016, per la sua sconcertante attualità, merita di essere richiamato e ricordato.
Queste le sue parole: 

Perché difendiamo la scuola? Forse la scuola è in pericolo? Qual è la scuola che noi difendiamo? Qual è il pericolo che incombe sulla scuola che noi difendiamo? ... Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella prevista nella Nostra Costituzione democratica.… la scuola come noi la concepiamo che  è un organo vitale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia. A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità  e  Prima di tutto viene la  scuola di Stato. Prima di tutto la scuola pubblica. Prima di esaltare la scuola privata bisogna parlare della scuola pubblica.  Per aversi una scuola privata buona bisogna che quella dello Stato sia ottima…  Quando la scuola pubblica è così forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene.Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole?  Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.  Lascia che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenua la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non ne controlla la serietà. Lascia che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lascia che gli esami siano burlette. Dà  alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private…Ma non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale.” 

Sembra cronaca di oggi ed invece sono parole di oltre 65 anni fa, ma c’è da dire che i lavoratori della scuola in tutto questo lungo arco di tempo, sia pur con alti e bassi, hanno saputo e sapranno difenderla da questi pericoli incombenti.

L’hanno difesa dai Governi Berlusconi, dalla riforma Germini ed oggi la difendono dal Governo Renzi; l’hanno difesa nonostante i più bassi salari di tutt’Europa, malgrado i dimensionamenti sconsiderati della rete scolastica, malgrado i ripetuti  tagli di bilancio e la riduzione degli organici,  malgrado il precariato endemico e malgrado la Buona Scuola!

L’hanno saputa difendere esercitando la vigilanza democratica invocata da Calamandrei,  fidando nelle organizzazioni sindacali confederali, sorretti della consapevolezza dell’insostituibile funzione sociale e  politica che svolgono.

Quando hanno ritenuto la misura colma, sono scesi in lotta con un mega  sciopero a cui hanno aderito in  650.000. Così hanno difeso la Scuola, senza pregiudiziali ideologiche, con pragmatismo e abnegazione per il proprio lavoro. Nello stesso modo difenderanno in futuro la scuola  perché l’unica vera Buona Scuola e quella che quotidianamente, senza annunci roboanti, senza slide ad effetto, con risorse sempre più esigue,il personale della scuola porta avanti nonostante tutto.

Viva la scuola, viva il 1 maggio!